A vigili del fuoco, carabinieri e poliziotti i terremotati chiedono di recuperare
ricordi, fotografie, piccoli oggetti che rappresentano pezzi della loro vita
L'AQUILA - Le fotografie del matrimonio, il diario della figlia sedicenne, il diploma del nipote ragioniere. Cercano le loro memorie tra le rovine i sopravvissuti de L'Aquila. Più che il denaro o i gioielli ai vigili del fuoco che accompagnati da polizia e carabinieri sfidano muri pericolanti per entrare nelle case abbandonate di corsa la notte del terremoto la gente delle tendopoli chiede di recuperare pezzi della sua esistenza.
"Andate nella camera da letto, nel cassetto dell'armadio, quello grande con due specchi ci sono le foto del mio matrimonio, è un album con la copertina in pelle", dice l'anziana pensionata vedova da tre anni che non vuol perdere il ricordo del marito sotto le macerie di una casa in via Sant'Andrea. In via Chieti c'è invece una giovane madre che implora i vigili del fuoco del gruppo di rilevamento: "Lo so che in questo momento può sembrare una stupidata ma vi prego, fatelo per mia figlia. Ha solo tre anni. Cercate un peluche bianco, è un orsetto, è in una cassa con altri giocattoli. Non dorme senza quell'orso tra le braccia. Abbiamo provato a regalarle altri peluches ma è stato inutile. Non fa che piangere. Vi prego, trovatemi quel pupazzo...".
La prima cosa che l'avvocato Maurizio Cora è andato a cercare tra le macerie della sua casa al civico 79 di via XX Settembre sono state le foto delle due figlie, Alessandra e Antonella, sepolte vive con la madre la notte del 5 aprile. "Voglio ricordarle com'erano, non come le ho viste quando le hanno strappate alle rovine", dice mostrando l'unica cosa che gli resta della sua casa, un mazzo di chiavi ormai inutile. A Pettino una mamma anziana ferma un ufficiale dei carabinieri e il suo aiutante, indica loro una casa crepata e racconta: "Vivevo al secondo piano, ora sto in una tenda ma non mi lamento. Voglio solo le foto di mio figlio, è uno di voi, ora è in missione all'estero. Con quelle foto mi sembra di averlo vicino". Dirle di no è impossibile e l'ufficiale si inerpica su una scala che sembra cedere da un momento all'altro sino a raggiungere il muro su cui è appesa la foto a colori del commilitone lontano.
Memorie, ricordi, souvenir che possano restituire una vita spazzata via dal sisma, un'identità perduta. Ecco cosa cercano tra le rovine i sopravvissuti al terremoto. Per non sentirsi davvero sfollati, profughi nella propria terra. Nella questura ricostituita in tende alzate in un giardinetto proprio di fronte agli uffici lesionati un cartello scritto a mano indica l'Ufficio Oggetti Smarriti. Qui Lorella C. ha ritrovato la penna usb di sua sorella Katia, uccisa dal crollo della casa in cui viveva e Vittorio T. il portafoglio e il telefono cellulare del padre sepolto dalla macerie. "E' sorprendente quello che le persone vengono a cercare qui - spiega il sostituto commissario Marcello di Tria che aggiorna il lungo elenco degli oggetti rinvenuti e restituiti - o che chiedono di trovare ai nostri agenti che affiancano i vigili del fuoco nella ricerca all'interno delle case abbandonate".
Gli studenti cercano i libretti universitari. A Concetta P., classe 1923, gli agenti invece hanno restituito il certificato della pensione, ritrovato dai vigili del fuoco tra le rovine della sua casa. Al padre di un ragazzo di 26 anni sepolto dalla macerie hanno ridato quello che restava del figlio: un portafogli con 50 euro, un dollaro e mille sterline. A Gabriele C. che viveva in corso Vittorio Emanuele 159 hanno recuperato la fede nuziale. E' una situazione talmente nuova ed insolita che è difficile personificarsici per chi non l'ha mai vissuta...
inviato MEO PONTE di repubblica
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