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lunedì 2 novembre 2009

Lettera di Feltri come risposta a Perna

No, ti sbagli difficile fare di più

di Vittorio Feltri (la lettera di Perna al direttore la trovate cliccando qui)

Caro Perna, feltri
ti ringrazio, hai riassunto in cento righe tutto ciò di cui si discute. E vale la pena di ragionarci su. Da sempre in Italia non si parla mai abbastanza male del governo che, difatti, è considerato ladro alla prima pioggerella di stagione. Non è un caso che Mussolini dicesse: non è difficile governare gli italiani; è inutile. Quando una battuta si afferma e diventa una sentenza significa che esprime una verità ma non la verità. La realtà è complessa. Berlusconi e il centrodestra non sono stati con le mani in mano. Hanno affrontato e avviato a soluzione vari problemi che ricordo in ordine sparso: la sicurezza (Maroni è bravo), l’immigrazione selvaggia, i rifiuti di Napoli, il terremoto in Abruzzo, l’organizzazione del G8. Diciamo poi che nel programma della coalizione non era prevista la più grave crisi economica e finanziaria. Eppure è stata combattuta - anche e soprattutto grazie al vituperato Tremonti, cui va il mio ringraziamento di cittadino - nel migliore dei modi; e hanno voglia i saputelli dell’opposizione di arricciare il naso. Ne è prova la comparazione dei dati nazionali con quelli di altri Paesi non solo europei.
La Spagna è crollata e non riemerge dai detriti della propria edilizia fallita. L’Inghilterra, nonostante la prosopopea, è stata superata da noi quanto a Prodotto interno lordo (Pil). Francia e Germania vivacchiano. Ma di tutto
questo nemmeno tu dai atto al gabinetto Berlusconi. Il quale se avrà la possibilità di terminare in piedi la legislatura manterrà le promesse agli elettori. La domanda semmai è: riuscirà a terminarla? Non so rispondere. A giudicare da quel che minaccia di accadere, dubito. Perché il premier non è attaccato per la politica bensì per le solite fregnacce: il conflitto di interessi, la libertà di stampa negata (da chi, poi?), l’attivismo sessuale, le presunte topiche nelle sue visite all’estero. Non bastasse tutto questo, ci sono inoltre i procedimenti giudiziari che, causa la caduta del Lodo Alfano, sono ripresi a pieno ritmo e potrebbero provocare sfracelli già nella prossima primavera. E qui veniamo al punto. La riforma della Giustizia balla da almeno tre lustri senza conclusione. Forse perché il centrodestra è inetto? Non è così. La riforma non si è fatta e non si fa perché, per essere efficace e seria, richiede il cambiamento della Costituzione che non si ottiene in via definitiva in Parlamento se non con due terzi dei consensi. E il centrodestra i due terzi dei voti non li ha. Sarebbe necessaria la collaborazione di una parte dell’opposizione, che però si guarda dall’offrirla in quanto le fa comodo la Giustizia attuale, che le consente di combattere con armi extrapolitiche il suo principale, anzi, unico avversario imbattibile, il Cavaliere.
Il quale Cavaliere in effetti non teme la concorrenza di Bersani e compagni, ma certe toghe che non saranno rosse ma di fatto hanno favorito i rossi fin dagli anni di Tangentopoli. O ci siamo scordati che il pentapartito andò in galera mentre il Pci (Pds, Ds, Pd) andò al governo? Berlusconi, dal momento in cui è sceso in politica per colmare il vuoto creato dalla morte del suddetto pentapartito, non ha più avuto pace: 103 procedimenti (record mondiale) campati in aria che hanno fatto di lui un criminale senza eguali nella storia.

Sarà una coincidenza se tutto ciò è avvenuto dal 1994 in poi, ossia da quando Silvio ha la cattiva abitudine di vincere le elezioni? Può darsi, ma è lecito anche sospettare che alla base ci sia un desiderio togato (mica tanto inconscio) di eliminarlo dall’agone politico onde permettere alla sinistra di imporsi. Ti sei mai chiesto come mai sia difficile far passare anche leggi ordinarie? Il capo dello Stato è di estrazione comunista ed è stato eletto in Parlamento dalla sinistra, cui deve un minimo di gratitudine. La Corte Costituzionale per oltre due terzi è stata eletta dalla sinistra e da presidenti della Repubblica di sinistra. Stando così le cose, pensi davvero che le istituzioni sullodate siano insensibili alla ragion politica dei partiti che hanno contribuito a occuparle? Se il Lodo Alfano è decaduto il motivo va ricercato nella Carta o altrove? Vedi tu. Veniamo all’immunità. Fu tolta a furor di popolo nel periodo agghiacciante di Mani Pulite. Arduo introdurla di nuovo, Schifani o non Schifani, perché bisognerebbe modificare la Costituzione che, come ho già rammentato, si modifica soltanto con i due terzi dei voti. Il cane istituzionale si morde la coda. Al resto del tuo articolo, replico schematicamente.
Scudo fiscale - I soldi esportati all’estero di sfroso rientrano solo se hanno convenienza o non rientrano. Se rientrano potranno circolare e, in minima quantità, rimpingueranno le casse del fisco. Se non rientrano il fisco non becca niente e la nostra economia non si avvale di denaro fresco. Scegli tu. Io preferisco la prima soluzione. Meglio poco che zero.
Banche - Tremonti ce l’ha con alcuni istituti di credito perché hanno sì rinunciato ai bond ma anche alla loro funzione di prestare quattrini alle imprese, specialmente piccole, le più bisognose di liquidità. Si giustificano indicando i limiti fissati da Basilea 1 e da Basilea 2. Quali limiti? Se hai una azienda sana accedi al credito. Altrimenti, nisba. Dato che siamo in crisi, le aziende asfittiche crepano. E una volta morte non resuscitano più, neppure quando la crisi sarà finita. Rifletti su questo. L’economia va male, le imprese sono con l’acqua alla gola, cresce la disoccupazione, ma i bilanci delle banche sono buoni. Chiunque comprende che qualcosa non quadra. Ciò che non quadra è il fatto che anziché fare il loro antico mestiere, le banche hanno ricominciato a fare finanza per guadagnare di più (e i dirigenti prendono i bonus) e assicurare dividendi ai soci. D’altronde sono quotate in Borsa. A proposito di Borsa. Hai notato che i listini sono tornati su, ai livelli antecrisi? È la finanza bellezza. Intanto, così si prepara una seconda bolla. Ecco cosa non piace a Tremonti. E lo chiami fesso?
Paradisi fiscali - Caro Perna, dài un’occhiata ai redditi denunciati e scoprirai che il paradiso fiscale per antonomasia è l’Italia. I controlli non sono quindi troppi, ma troppo pochi.
Banca del Sud - Il Mezzogiorno d’Italia è l’unico grande territorio europeo che non ha una banca. Questa è l’anomalia, non la Banca del Sud progettata da Tremonti. Il quale non pretende di fondare dal nulla un carrozzone del credito, ma creare una rete di tante piccole banche coordinate da cervelli nominati dalle medesime. Non so se sia un gioco da ragazzi realizzare un piano simile, ma so che se sarà realizzato il Sud ne trarrà enormi benefici.

Irap - Il premier non ha mai detto domani abolisco l’orrenda tassa. Ha detto che, compatibilmente con le disponibilità di bilancio pubblico, la ridurrà fino a farla scomparire. Ci sono tre anni e mezzo di legislatura per farlo. Ovvio che farlo subito sarebbe bello.

Gli sfottò di Bersani -
Il neosegretario del Pd non può concedersi il lusso di pigliare per i fondelli qualcuno che non sia se stesso (e compagni). Basti pensare che l’alternativa a Bersani era Franceschini (o Marino). Ti pare che un partito conciato così abbia facoltà di scherzare con un Cavaliere ancora dotato di un consenso spaventoso nel Paese?
Fini - Sul presidente della Camera ho già scritto tre articoli che hanno provocato il finimondo. Rispetto a quelli, non ho molto da aggiungere. Ripetersi è lecito, ma senza esagerare. Posso solo dire che la Sicilia è autonoma quando spende e italiana quando incassa. Non mi stupisce che in un periodo di quiete elettorale il Pdl siculo voglia fare da sé. Tornerà all’ovile in caso di bisogno.

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