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giovedì 26 febbraio 2009

Il commiato

Questa lettera non so chi l'ha scritta ma è bellissima perchè è sì forte
nei toni per la sua rabbia ma denota,nello stesso tempo, tanta
tristezza e nostalgia.....
Leggetela con calma.........




Commiato


Ciao,scusa,ero passata per vedere come stavi.
C'erano i postumi di una sbornia, un capello biondo ed un negroni lasciato a metà.
Ho preso il mio scrigno di ragioni da regina e ho indossato il diadema, quello finemente lavorato con filigrana di fango e di niente.
Lo porto via, è mio, l'ho vinto.
Facile, ma l'ho vinto.
Per averlo, ho ceduto il mio regno, il mio splendido regno fatto di luce di albe e di odori di treno...ti ho mai detto che detesto l'odore dei treni? No, non te l'ho mai detto...non te l'avrei detto mai...
Per averlo, ho ceduto il mio castello, il mio splendido castello senza torri, senza stanze, senza pareti. Un castello che del castello aveva solo le ali...solo le ali...ti ho mai detto che...no, non te l'ho detto e non lo farò ora...
Per averlo, non mi sono fermata davanti a niente. Sono persino finalmente scesa dal mio piedistallo e ho pestato a sangue un bimbo indifeso. Infuriavo senza pietà, invasata, cattiva. Mi sono stancata un attimo prima di un sacrificio di sangue. Ero scarmigliata e tronfia. Forse un po' ridicola, a pensarci bene. Ma ti ho mai detto, ti ho mai detto che -tieniti forte, perchè fà ridere- credevo di essere io la bambina che le prendeva? Ero scesa dal piedistallo per andare in punizione nell'angolino e lì, stretta in quel pochino, le prendevo senza pietà...ma tu non lo crederesti, perchè pensi che abbia pestato un bambino e tu sei amico dei bambini, non delle streghe cattive.
Per averlo, ho mentito, ho spergiurato, ho tradito...ti ho mai detto che ti amo? Si, te l'ho detto...ma mentivo, spergiuravo, tradivo...
Cosa non ho fatto, per averlo.
Ho pregato sapendo che sarei rimasta in ginocchio in eterno, davanti a un dio che non contempla pietà per pentimenti tardivi.
Ho persino distrutto un sogno. Il mio.
Dunque, me lo sono meritato.
E' l'unica cosa che desidero portare via dal tuo festino.
Ti lascio lo scrigno, ti lascio i torti e le ragioni, ti lascio i giorni, i mesi, gli anni in cui non potrò più farti del male.
Ti lascio le ferite che buone fatine sono già pronte a curare. Sei stato bravo a richiamarle, sei stato bravo. Un'operazione da stratega.
Ti lascio finire il tuo negroni lasciato a metà. Le sbornie si curano così, sai? Al mattino, se ne beve ancora...
Ti lascio le chiavi di casa, perchè non potrei più passare da qui e morire ancora sui resti di altri festini. Spero di non svegliarti, tirando la porta. Se dovesse capitare, sappi che non l'ho fatto per ferirti, quindi, ti prego, non urlarmi di smetterla e di andare via. Non sopporto le urla, mi fanno diventare piccola così.
Nemmeno questo ti ho mai detto...
Ora vado.
Ti lascio.
Anonimo

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